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Un Natale da gustare: il mese delle feste

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Giardini d’inverno: la natura che diventa architettura

Nel panorama dell’abitare contemporaneo, i giardini d’inverno si impongono come una delle soluzioni più ricercate e sensoriali, veri spazi ibridi che annullano i confini tra interno ed esterno trasformando la vegetazione in una componente architettonica viva e funzionale, capace di migliorare la qualità dell’ambiente domestico, ampliare la percezione dello spazio e riportare un frammento di natura nel cuore della casa.
Come accade per i tetti verdi, anche questi ambienti non sono elementi puramente estetici, ma ecosistemi integrati che contribuiscono a creare comfort climatico, benessere psicologico, regolazione dell’umidità, isolamento termoacustico e un aumento tangibile della biodiversità. Il giardino d’inverno si comporta come una veranda evoluta e intelligente: filtra il clima esterno, dilata visivamente gli ambienti abitativi e introduce piante vive anche in contesti urbani densamente costruiti, generando un rapporto più equilibrato tra architettura e natura. Nel contesto ticinese — caratterizzato da una forte densità edilizia ma anche da un ricco patrimonio paesaggistico — questi spazi diventano un’opportunità concreta per restituire qualità verde anche alle abitazioni compatte o oggetto di ristrutturazione, creando un collegamento continuo tra la casa e il paesaggio circostante.

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Architetture di montagna: visioni che cambiano

La storia del turismo e dell’industria alberghiera in Svizzera é direttamente correlata alla scoperta delle Alpi. Tra la seconda metà dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento, fu proprio nelle Alpi svizzere che sorsero i primi alberghi ad alta quota.
St. Moritz nel 1928 fu sede dei Giochi Olimpici invernali, i primi si erano svolti nel 1924 a Chamonix. A questo periodo risalgono la nascita delle prime stazioni sciistiche, l’apertura dei grandi alberghi di cura invernali e l’invenzione degli impianti di risalita.
Nel fervore costruttivo che interessò le Alpi degli anni Trenta e Quaranta si inserisce la storia di Sestriere. Sulle montagne del Piemonte si diffondeva in quel periodo un nuovo sport inventato dai norvegesi e portato in Italia da Adolfo Kind e dai Fratelli Smith: lo sci. La borghesia torinese impazziva all’idea di sperimentare questo nuovo sport, compresa la famiglia del senatore Giovanni Agnelli, proprietario della Fiat. L’imprenditore conosceva bene quei luoghi che raggiungeva spesso dalla sua casa di Villar Perosa e decise di crearvi una stazione sciistica ex-novo. Incaricò quindi l’ingegner Bonadè-Bottino di progettare e costruire le prime funivie e due torri.
Da quel momento inizia la storia di Sestriere, praticamente una proprietà della famiglia Agnelli
che acquista i terreni a 40 centesimi al mq
e costituisce la Società anonima per azioni “Incremento turistico Sestriere”.
Le due torri, costruite la prima nel 1932 e la seconda nel 1933, sono un esempio di architettura razionalista e littoria.

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Un vero e proprio percorso sensoriale che inizia dalla tavola, prosegue con l’impiattamento e culmina nei sapori. 
 

  a cura di Mara Roccaforte, Responsabile editoriale Edimen

La tavola natalizia è la scenografia che accoglie ospiti e famiglia: una mise en place curata comunica attenzione e calore. Quest’anno le tendenze prediligono tonalità naturali (lino grezzo, verde bosco e dettagli dorati) che evocano l’atmosfera di un Natale autentico ma raffinato. Tovaglia e tovaglioli in tessuti naturali, impreziositi da un segnaposto artigianale come una pigna dorata o un rametto di rosmarino legato con spago, piatti bianchi con sottopiatti in vetro o metallo spazzolato, centrotavola basso con rami di abete e candele di diverse altezze: sono dettagli che trasformano la tavola in un ambiente scenografico ma intimo.

Il menu deve bilanciare tradizione e innovazione. L’antipasto ideale è rappresentato da capesante scottate con crema di topinambur e chips di cavolo nero, piatto elegante e leggero che apre con note marine equilibrate da toni vegetali. Il primo piatto celebra la tradizione locale con ravioli fatti a mano ripieni di brasato al Merlot ticinese, serviti con riduzione al vino rosso e scaglie di formaggio d’alpe. Per il secondo si propone un filetto di cervo arrosto con salsa ai mirtilli rossi, accompagnato da purea di castagne e verdure invernali glassate, un classico delle feste presentato con essenzialità contemporanea. Nel cuore delle feste non può mancare il dessert di cioccolato e Chocolat Stella di Giubiasco celebra la tradizione Svizzera con proposte di eccellenza. Per un tocco natalizio suggeriamo i tartufi al cioccolato fondente e arancia candita. L’impiattamento è la firma visiva di ogni piatto: piatti ampi e neutri che fanno risaltare le cromie, disposizione asimmetrica per creare movimento, salse stese con pennellate leggere o piccoli punti decorativi, evitando eccessi. La coerenza tra estetica e gusto rafforza l’esperienza conviviale. Un Natale perfetto è fatto di dettagli: la luce delle candele, il profumo dei piatti, la dolcezza che chiude la cena. Il menu proposto crea un equilibrio tra raffinatezza e accoglienza, trasformando ogni portata in un momento di condivisione e ricordo.

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