Divano Clift, tessuto, tavolini Byron, legno e vetro, poltroncine Jamiro acciaio nickel chorme e pelle.
Design by MARCARCH | Marco Fumagalli, produzione Cierre1972.
di Marco Fumagalli
Architetto
MINIMALISMO, MASSIMALISMO
Il design, specchio dei valori culturali, può esprimersi attraverso due stili opposti:
minimalismo e massimalismo. Il primo ricerca l’essenzialità e la riflessione, il secondo celebra la varietà e l’individualismo.
Entrambi raccontano le trasformazioni sociali e influenzano il modo di vivere gli spazi.
Per introdurci in questo tema, possiamo partire dall’idea che Il design e gli stili che lo rappresentano siano una forma d’arte e come tale riflettano la cultura e i valori di un’epoca. Due stili che hanno guadagnato popolarità negli ultimi quarant’anni sono il “design minimalista” e il “design massimalista”.
Questi due approcci, in un certo senso opposti, offrono ciascuno un modo unico di interpretare l’estetica degli spazi abitativi e commerciali.
L’approccio “minimalista“ è il primo ad apparire sulla scena in ordine temporale, negli anni sessante. Il design “massimalista” emerge quindi in seguito come una risposta al minimalismo, sviluppandosi principalmente dalla fine del XX secolo ed all’inizio del XXI secolo. Ma andiamo con ordine, vediamo le caratteristiche principali di ognuno.
Design minimalista, le origini
Il design minimalista nasce in contesto culturale e artistico che cercava di ridurre il superfluo. Le sue radici si trovano nel movimento della Minimal Art, che enfatizzava la semplicità e l’essenzialità, rimuovendo elementi decorativi ritenuti non necessari.
L’influenza della scuola del Bauhaus (dal 1919 al 1933) che promuoveva un design funzionale e l’uso ridotto di materiali, ha sicuramente contribuito a questa evoluzione. Il famoso motto “Less is more” di Ludwig Mies van der Rohe riassume l’essenza del minimalismo, sottolineando che la qualità e la funzionalità possono emergere attraverso la semplicità.
Ecco alcune caratteristiche fondamentali: gli spazi minimalisti sono caratterizzati da linee pulite, con forme geometriche pure; le palette di colori sono orientate ai neutri, come il bianco, il grigio e il nero. L’obiettivo è creare ambienti ordinati e funzionali, dove ogni elemento ha una sua ragione d’essere; la luce naturale gioca un ruolo fondamentale nel contesto minimalista. Grandi finestre e spazi aperti permettono alla luce di fluire liberamente, accentuando la sensazione di ampiezza e serenità; la luce artificiale è espressa attraverso l’utilizzo di una luce diffusa, si vede la luce ma non la sorgente; gli arredi sono scelti con cura, puntando su pezzi di alta qualità piuttosto che sulla quantità.
Questo approccio non solo promuove la tranquillità visiva, ma mira a creare spazi più sereni e ordinati, uno degli obiettivi è cercare di favorire una vita più consapevole e meno ingombrata (forse anche da se stessi), meno caratterizzata dalla sovrapposizione di stili, è uno stile chiaro composto da tante pause.
Collezione di lampade Modula, design Elisa Giovannoni per Slamp. Grazie alla versatilità e alle molteplici opportunità offerte dal tecnopolimero utilizzato, gli effetti creati dalla luce sono sorprendenti e originali.
Tra gli artisti che hanno sicuramente contribuito alla nascita e sviluppo di questo stile prima e tendenza poi, non possiamo non citare Dan Flavin, famoso per le sue installazioni luminose realizzate con tubi fluorescenti – la luce come esperienza emozionale -, Carl Andre, riconosciuto per le sue opere scultoree modulari elementari, che ha utilizzato materiali semplici come mattoni e metallo per creare spazi interattivi: la sua semplicità ha influenzato interior designer e architetti nello sviluppo di prodotti e ambienti essenziali. Infine, Sol LeWitt, artista statunitense che con le sue opere concettuali e murali, ha contribuito a definire il minimalismo. Per chi ha piacere di vedere alcune opere di questi artisti dal vivo, una visita alla vicina Villa Panza a Varese in Italia, (ormai parte della fondazione Peggy Guggenheim), è direi essenziale, varie stanze sono infatti dedicate alle loro installazioni.
Design massimalista, un altro approccio
Ora cerchiamo di dimenticare tutto quanto scritto finora e varchiamo insieme la soglia del massimalismo nell’interior design. Dopo il postmodernismo degli anni Ottanta del secolo scorso e il successivo minimalismo di fine secolo, la società contemporanea, frenetica e iper-connessa, sta riscoprendo la vivacità del massimalismo. La casa massimalista diventa un racconto personale, ricca di colori e elementi contrastanti, creando un ambiente caldo e accogliente. Il massimalismo, celebra l’eccesso e la varietà. Ora il motto è: ”Più è meglio” e anche parafrasando Mies, “Less is bore!”.
Questo stile si distingue per l’uso audace di pattern complessi e una combinazione di materiali e colori differenti a volte in aperto contrasto.
I principali elementi del design massimalista includono: colori vivaci, con utilizzo di tonalità intense e contrastanti, evitando colori neutri; mescolanza di materiali, come legno, metallo, vetro e tessuti vari, nel colore e nelle trame; decorazioni abbondanti con soprammobili, quadri e accessori per creare un ambiente ricco di stimoli; attern e texture con mix di fantasie floreali, geometriche e retrò per aggiungere interesse visivo; elementi architettonici a vista con la valorizzazione di soffitti alti, travi e colonne (anche di stili ed epoche differenti) attraverso l’uso di colori e rivestimenti; scelta attenta delle lampade per esaltare gli arredi senza generare confusione visiva. Illuminazione puntiforme più che illuminazione diffusa.
Anche in questo caso è possibile indicare alcuni artisti e designer di fama internazionale tra i riferimenti di questo stile. Tra gli altri, Ettore Sottsass, designer italiano famoso per il suo approccio al design di mobili e oggetti, con il suo approccio di forme colori e materiali ha largamente influenzato design ed architettura degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso; Marcel Wanders, designer olandese che ha abbracciato il massimalismo nei suoi progetti di interior design e product design, con prodotti di illuminazione ed arredamento in genere e Laura Gonzales, architetta e decoratrice francese di punta degli ultimi anni, famosa soprattutto per i progetti di interior dii bar, discoteche e Hotels.
Bene, ma fin qui con qualche aiutino dalla AI e qualche approfondimento qua e la sul web diciamo che la descrizione di questi stili era abbastanza scontata.
A questo punto nasce una domanda: è possibile andare oltre? Cercare di scalfire la superficie?
Abbiamo accennato all’inizio a come il design rifletta la cultura e i valori di un’epoca, ma se fosse vero anche il contrario? Se fosse anche il design a influenzare alcune tendenze e comportamenti della società?
Il design quindi come espressione del bisogno intimo delle persone, che trova il proprio riflesso nell’interior, nella casa e nel design di prodotto.
Se vale questa ipotesi, allora possiamo dire che il minimalismo nasce in un’epoca (1960) in cui in tutto il mondo occidentale esplodeva la voglia di vivere, la rinascita economica successiva alle guerre e gli anni settanta poi, con la rivolta sociale, da tutti questi stimoli nasceva forse il bisogno di una pausa all’interno della propria casa, per celebrare la necessità di spazi riflessivi che portassero all’introspezione e alla purezza dell’anima, alla sua essenzialità. Come si può non pensare agli interni di Tadao Ando con le sue più rappresentative opere degli anni Ottanta del secolo scorso. Gli anni passano, l’economia esplode, i confini cadono, la globalizzazione, la commistione di linguaggi, culture, storie fanno si che tutto si sommi in una festa di stimoli. Mentre in passato il mondo aveva ancora delle divisioni geografiche, dalla fine del secolo scorso ad oggi tutto è cambiato e questo è entrato senza tregua anche nell’abitare.
La possibilità di viaggiare, di vedere il mondo ha fatto in modo che le persone stesse e non solo un’élite, potesse viaggiare incontrando varie culture.
Questo ha fatto si che questo stile divenisse la via più semplice per esprimere la propria vita, il proprio individualismo nella scelta di unire elementi anche contrastanti ma parti comunque della propria storia: in passato due canali tv ora il web!
In realtà quindi in questo stile sembra che non ci siano regole, o meglio che l’unica sia l’addizione, più generi insieme ed il gioco è fatto… ma non è così anche se le ideologie di oggi ci suggeriscono questo, dando un nome a tutto ed autorizzando tutto.
Ma allora è così semplice? Il minimalismo come stile da architetti e specialisti del settore, e massimalismo come stile aperto per tutti.. basta mettere cose?
In realtà ogni dettaglio che sembra casuale, una combinazione di colori o di materiali diversi, in realtà non lo è e richiede uno studio approfondito per intessere una storia di rilievo, sono più livelli che con maestria si incrociano.
Il massimalismo non è solo un riflesso della società dei woke dei gender e di tutto questo mondo all’interno delle case, quello che forse accade è anche il contrario e cioè che la sfera più privata si espone e diventa bandiera di costume sociale e lo guida invertendo quindi la direzione, dall’interno all’esterno.
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