Arte e Architettura: un binomio dalle infinite declinazioni

Piscine e rivestimenti

Per molti un sogno, per altri una realtà, in certi casi una necessità; per tutti un investimento – o un costo – non trascurabile. Costi per la costruzione, costi per l’impiantistica più o meno sofisticata, costi per l’esercizio e la manutenzione, specialmente per le piscine poste all’esterno. Costi di risanamento periodico legati al degrado naturale. Costi ambientali – non solo economici – derivanti dalla produzione e costruzione e poi dalla grande quantità di energia per il riscaldamento e per il funzionamento delle pompe; senza tralasciare l’approvvigionamento d’acqua: bene sempre più prezioso (quando ci si ricorda della siccità). Semplificando, una piscina è composta da una vasca, dall’acqua in essa contenuta e dagli impianti e accessori per il funzionamento.

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Architettura 4.zero

Negli ultimi decenni, il settore dell’architettura e delle costruzioni ha affrontato una profonda trasformazione, spinta dalla crescente richiesta di edifici più sostenibili, economici e veloci da realizzare. In questo contesto, gli edifici modulari e prefabbricati stanno emergendo come una delle soluzioni più promettenti per affrontare le sfide del futuro.

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Il Guggenheim Museum Bilbao, progettato dall’architetto statunitense.

Frank O. Gehry nel 1997.

di Maria Mazza

Architetto

Arte e Architettura: un binomio dalle infinite declinazioni

Larchitettura, vincolata all’utilità e alle funzioni che deve accogliere e l’arte che nasce dalle idee e dalla creatività ed è libera da vincoli, sembra debbano per forza contrapporsi l’una all’altra. Forse è proprio da questa contrapposizione che nasce il loro connubio, un binomio forte a tal punto che talvolta viene stravolto o capovolto fino a non riuscire più ad individuare dove finisca l’una e dove inizi l’altra.

Arte e architettura possono arrivare ad essere percepite come un’unica entità indivisibile ed è questo il caso della Fondazione Vasarely a Aix-en-Provence: l’intero complesso, sia esternamente che internamente, rappresenta un manifesto del pensiero di Victor Vasarely fondato sul concetto di fusione tra arte e architettura per realizzare spazi in cui si compenetrino creatività e comunità.

Vaserely è comunemente ritenuto il padre dell’Op Art (Optical Art) o Arte ottica, una corrente artistica sorta gli inizi degli anni Sessanta e collegata al movimento artistico del Bauhaus e al costruttivismo russo nei quali dominano le forme geometriche e il contrasto dei colori. Ad Aix-en-Provence i tre strumenti cadine dell’Optical Art, il contrasto dei colori per dare l’illusione del movimento, la ripetizione di pattern geometrici per creare l’illusione ottica e l’utilizzo di linee e forme per creare profondità e volumi, vengono declinati in modo magistrale creando ambienti molto suggestivi ed effetti straordinari.

Nel “The Garden of Fine Art” un parco pubblico a Kyoto, progettato da Tadao Ando, lo spazio architettonico diventa spazio espositivo, un museo a cielo aperto che espone le copie dei dipinti tra i più noti della storia dell’arte europea e asiatica.

L’alternanza e il dialogo tra gli specchi d’acqua, le pareti di cemento che recano le opere e che come quinte teatrali le rivelano al visitatore al suo incedere nei vari ambienti, creano un luogo che sembra sospeso nello spazio e nel tempo.

Anche le architetture antiche possono accogliere l’arte

tra le proprie mura e trasformarsi in luoghi espositivi di grande fascino, nel caso di esposizioni di arte contemporanea il binomio è decisamente vincente, come nel caso delle esposizioni all’Arsenale della Biennale di Venezia.

The Garden of Fine Art, Kyoto. Progetto  di Tadao Ando.

Il contrasto che si viene a creare tra antico e moderno può produrre effetti sorprendenti.

Il Battistero di San Giovanni Battista a Cremona è un edificio medievale risalente al XII secolo, trasformato nel secoli successivi; l’imponente costruzione è caratterizzata da murature in mattoni con parziale rivestimento marmoreo esterno. L’ampiezza del volume interno è definita dalle alte pareti in mattoni e dalla grande cupola. Fino a gennaio dello scorso anno la visita al Battistero riservava una “sorpresa” davvero insolita: un coccodrillo appeso al centro della cupola. Si, proprio un coccodrillo! Entrando l’effetto era veramente suggestivo. Si trattava di un’installazione di Maurizio Cattelan: “Ego”. L’opera rimanda a uno dei più antichi esempi di tassidermia conosciuti, un coccodrillo imbalsamato risalente al tardo cinquecento custodito nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Ponte Nossa, vicino a Bergamo. Secondo una delle diverse leggende sull’animale, il coccodrillo dovrebbe essere il dono di un mercante di Premolo che sarebbe riuscito a uccidere l’animale, trovato nelle acque di Rimini, dopo aver pregato la Madonna di Ponte Nossa. In diverse chiese d’Italia sono custoditi coccodrilli imbalsamati, spesso incatenati, che simboleggiano la potenza della Chiesa nello sconfiggere il male.

Architetture dismesse e fatiscenti grazie all’arte possono assurgere a nuova vita, come pure costruzioni modeste, “dimenticate”, che non hanno mai avuto particolare importanza. è il caso della Cappella del Barolo nelle Langhe, un piccolo edificio rurale ormai vicino al crollo elevato al rango di opera d’arte tra le più note della regione grazie all’idea di un impresario locale, Bruno Ceretto e all’estro di due artisti noti a livello internazionale: Sol LeWitt e David Tremlett. La Cappella del Barolo fu edificata nel 1914 come Oratorio di campagna, ma non venne mai consacrata divenendo ben presto luogo di riparo per i contadini locali e deposito. Risale agli anni ’90 l’dea di Bruno Ceretto, uno dei più noti produttori vinicoli della zona, appassionato di architettura e arte, di salvare l’edificio e dargli una nuova vita trasformandolo in un’insolita eppure straordinaria opera d’arte. Dopo la Cappella del Barolo, la famiglia Ceretto commissionò diverse altre installazioni sempre coinvolgendo artisti di fama internazionale e contribuendo così alla valorizzazione di tutta la regione.

Nell’architettura contemporanea, riferendoci in particolare alle grandi opere delle “archistar” internazionali, la linea di confine tra arte e architettura spesso è molto sottile e la tendenza è quella di prediligere le forme plastiche.

Da dove nasce questa estetica dell’architettura ormai dilagante? Nel 1997 veniva inaugurato a Bilbao il Guggenheim Museum progettato dall’architetto Frank Gehry. L’edificio rappresentava uno dei primi esempi di architettura “decostruttivista”, una corrente architettonica nata in occasione di una mostra tenutasi al MoMa di New York alla fine degli anni Ottanta. La mostra, organizzata da Philip Johnson, esponeva progetti di diversi architetti adesso molto famosi tra i quali Frank Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas e Zaha Hadid. Dalla mostra emerse chiaramente una nuova tendenza dell’architettura che si contrapponeva al razionalismo e all’estetica tradizionale, privilegiando geometrie irregolari, forme libere arrivando fino alla deformazione dei volumi. Il progetto di Gehry a Bilbao, che rientrava in un programma di rilancio generale della regione, rappresentò un grande successo. Fu proprio l’estetica totalmente nuova del complesso, che irrompeva con i suoi grandi volumi irregolari quasi “accatastati tra loro” in un tessuto urbano caratterizzato da edilizia bassa e tradizionale, a decretare la rinascita della città.

Il museo di Bilbao segnò anche un nuovo modo di realizzazione delle opere. Così aveva affermato Frank Gehry: “I miei schizzi sono gesti, come fare per costruirli? Ci sono riuscito grazie al computer” (Le opere e i protagonisti, capire l’architettura, pag. 274).

La realizzazione dell’espressivo rivestimento del complesso di Bilbao, costituito da una moltitudine di lamelle di titanio per lo più differenti tra loro, fu possibile proprio grazie all’utilizzo di appositi software. Nasceva in realtà un nuovo modo non solo di realizzare, ma di concepire le forme architettoniche.

L’architettura era così diventata essa stessa scultura.

Le declinazioni possibili del rapporto tra arte e architettura sono dunque innumerevoli. L’uomo del resto non è solo materia e chimica è anche pensiero e spirito e la mente non è guidata dalla sola razionalità ma anche dalla creatività. L’uomo ha bisogno di una casa come ha bisogno dell’arte per sognare.

Battistero di Cremona, Coccodrillo di Maurizio Cattelan.


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