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Dalla fabbrica alla residenza, una via possibile

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Ottimizzazione e innovazione: reinventare la zona lavanderia

La trasformazione degli ambienti domestici, soprattutto negli ultimi anni, porta con sé la necessità di ottimizzare anche il singolo centimetro senza rinunciare, però, alla funzionalità di ogni area della casa. Non fa certo eccezione, in questo senso, la zona lavanderia, che pur assumendo in sé notevole importanza corre il rischio di essere sacrificata, in termini di spazio, quando le metrature dell’abitazione sono contenute. In case compatte e in appartamenti moderni la gestione della zona lavanderia richiede dunque soluzioni ottimali, capaci di coniugare estetica e funzionalità: in questo articolo vedremo assieme diverse soluzioni per trasformare questo spazio in una vera e propria area operativa, sfruttando anche soluzioni verticali ed elementi modulari che si adattano alle diverse esigenze quotidiane.

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Giardini d’inverno: la natura che diventa architettura

Nel panorama dell’abitare contemporaneo, i giardini d’inverno si impongono come una delle soluzioni più ricercate e sensoriali, veri spazi ibridi che annullano i confini tra interno ed esterno trasformando la vegetazione in una componente architettonica viva e funzionale, capace di migliorare la qualità dell’ambiente domestico, ampliare la percezione dello spazio e riportare un frammento di natura nel cuore della casa.
Come accade per i tetti verdi, anche questi ambienti non sono elementi puramente estetici, ma ecosistemi integrati che contribuiscono a creare comfort climatico, benessere psicologico, regolazione dell’umidità, isolamento termoacustico e un aumento tangibile della biodiversità. Il giardino d’inverno si comporta come una veranda evoluta e intelligente: filtra il clima esterno, dilata visivamente gli ambienti abitativi e introduce piante vive anche in contesti urbani densamente costruiti, generando un rapporto più equilibrato tra architettura e natura. Nel contesto ticinese — caratterizzato da una forte densità edilizia ma anche da un ricco patrimonio paesaggistico — questi spazi diventano un’opportunità concreta per restituire qualità verde anche alle abitazioni compatte o oggetto di ristrutturazione, creando un collegamento continuo tra la casa e il paesaggio circostante.

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Salvaguardia e riconversione degli stabilimenti industriali dismessi.

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ià negli anni Settanta anche alle nostre latitudini era stato compreso il valore simbolico e documentario delle infrastrutture produttive dismesse. Nella vicina Italia per esempio, proprio in quegli anni venivano avviati i primi studi sul patrimonio edilizio esistente, molti dei quali finalizzati al censimento delle strutture industriali non più utilizzate e in stato di abbandono.

Nel Nord Europa se ne parlava già da tempo, tanto che proprio in Inghilterra era già stato coniato il termine “Archeologia industriale”: le fabbriche dismesse potevano anch’esse divenire testimonianza storica e come tale essere tutelate, conservate e valorizzate, come un importante  documento materiale del lavoro, dell’organizzazione produttiva e della storia dell’uomo.

Oggigiorno gli ex stabilimenti industriali in realtà hanno valore non solo come testimonianza storica, ma anche come contenitori di nuove funzioni.

I complessi industriali dismessi possono rinascere con innumerevoli destinazioni: spazi espositivi, per esempio, per il loro carattere fortemente evocativo, ma anche come spazi commerciali, teatri, cinema, laboratori, uffici e non da ultimo residenza.

In un’epoca di grande incertezza dove la parola “sostenibilità” viene sdoganata in qualsiasi campo e settore, il riutilizzo di stabilimenti industriali dismessi potrebbe avere un grande valore e rappresentare un atteggiamento responsabile e “sostenibile” in quanto dettato dal binomio “riutilizzare e non demolire”.

Da “architettura industriale” a “edilizia popolare”

A Murano, l’isola di Venezia nota per l’industria vetraria, nel 1993 viene dismesso lo stabilimento delle Conterie, un complesso industriale realizzato a partire dal 1830 per la produzione di perle e perline di vetro (chiamate appunto “Le Conterie”). 


L’ex stabilimento “Le Conterie”, a Murano ora restaurato e trasformato in un quartiere residenziale, con negozi, laboratori e appartamenti.

Il complesso delle Ex Conterie si sviluppa su una superficie di 22’000 mq di cui 15’500 coperti (prima dell’intervento di riqualificazione). L’intera area, di grande pregio immobiliare, in quanto si affaccia laddove si incontrano il Canal Grande e il canale di San Donato, viene acquistata nel 1995 dal Comune di Venezia che da l’avvio ad un importante progetto di recupero: i vari corpi di fabbrica vengono restaurati e adibiti a laboratori per l’artigianato, negozi, qualche albergo, ma soprattutto a residenza pubblica.

In totale si prevede di realizzare 64 appartamenti che rientrano nella tipologia di “edilizia popolare” secondo la politica del Comune di Venezia volta al mantenimento dell’edilizia popolare nel centro storico e nelle isole.

Il restauro dell’intero complesso non é ancora stato ultimato totalmente, ma diversi appartamenti sono già stati completati e affittati: il quartiere torna così gradatamente a rivivere con la sua nuova destinazione e le sue ciminiere, anch’esse restaurate come simbolo e ricordo dell’originaria funzione di tutto il fondo.

Vivere in un silo. Il progetto francese

Il Silo-One à Aix en Provence, rappresenta un altro esempio significativo del riutilizzo di edifici industriali dismessi con la loro riconversione in edifici a destinazione residenziale.

Il Silo-One venne realizzato nel 1936 nel quartiere Pont de l’Arc di Aix en Provence, su progetto dell’architetto Georges Salomon per la “cooperativa dei produttori di grano”; il silo funzionava in congiunzione con un mulino (demolito nel 2004), sfruttando i fertili terreni sulle rive dell’Arco. 


Il Silo-One, in provenza: un “bunker di cemento” che vive nuova vita dopo la trasformazione in appartamenti e loft di prestigio. Foto a destra: Photo jean-Luc Girod

Dopo il suo abbandono e ormai in stato di degrado, questo strano “bunker di cemento” come alcuni lo chiamano, era diventato soprattutto un rifugio per abusivi tanto che si pensava di demolirlo quanto prima.

Nel 2012 un progetto immobiliare ne promuove il recupero con la creazione di diversi appartamenti di lusso e loft che offrono una vista mozzafiato su Aix, sulla montagna di Sainte Victoire e sull’Arc.

Vivere in un silo. L’idea originale danese

L’idea di riutilizzare silos dismessi in realtà non é nuova e sul tema si erano già cimentati studi di architettura molto noti: risale al 2005 per esempio il recupero e la conversione in abitazioni di lusso dei Frøsilos a Copenhagen, progetto dello studio olandese MVRDV  in collaborazione con lo studio danese Jensen+Jørgensen+ Wohlfeldt.

I due silos gemelli, situati sul porto di Copenhagen, furono costruiti nel 1963 da parte della “Soybean Cake Factory” e dismessi nel 1990. 

L’idea progettuale nasce da alcune limitazioni, innanzitutto strutturali: la creazione di aperture finestrate sufficientemente grandi atte a garantire la giusta luminosità agli ambienti interni avrebbe indebolito eccessivamente le pareti dei silos. La soluzione progettuale adottata dallo studio MVRDV fu dunque quella  di lavorare sull’esterno e di “appendere” gli appartamenti  all’involucro cementizio del silos.

L’idea geniale dei Frøsilos di Copeanhagen, in cui gli appartamenti ottenuti con il restauro non sono all’interno dei vecchi silos, ma lo incorniciano, restando “appesi” alla parete esterna.

In totale sono stati realizzati 84 appartamenti che hanno una superficie che va dai 90 a i 200 mq; sono state previste pochissime pareti interne e un’illuminazione naturale ottimale con una vista spettacolare su Copenhagen.

Un patrimonio in fase di rinnovamento

Tallin, capitale dell’Estonia e antico porto anseatico, il cui centro storico conserva tuttora molte delle forme medievali originarie, è divenuta nel 1997 patrimonio dell’UNESCO e di conseguenza é meta ogni anno di migliaia di turisti interessati alla storia e alle tradizioni della città. L’Estonia da più di dieci anni é in piena espansione e si stanno compiendo grandi sforzi per ripristinare il patrimonio architettonico del paese soppresso durante il dominio sovietico. 


Tallin, in Estonia, è protagonista di un progetto di rinnovamento che riguarda l’intera città…  e l’intera nazione. Immagine: Mikael Persson, Tallin, 2014.

In questo generale rinnovamento del patrimonio edilizio, a Tallin molte strutture sono state rinnovate e concepite secondo una nuova funzione residenziale.

Quattro gasometri per quattro architetti. Nasce la G-Town

Rimnando nel Nord Europa, un altro esempio rappresentativo é quello di Vienna.           
Il processo di trasformazione che ha subito il distretto di Vienna negli ultimi vent’anni, ha visto come operazione fondamentale quella riguardante i quattro grandi gasometri di Simmering. Costruti alla fine dell’Ottocento, i gasometri facevano parte dell’impianto di distribuzione del “gas di città”; furono dismessi a partire dal 1984 e nel 1995 il comune di Vienna decise di recuperare tutta l’area gasometri compresi, conservandone l’involucro esterno, le facciate storiche e la costruzione metallica del tetto.


I gasometri di Vienna, interpretati da quattro diversi architetti in un processo di recupero che unisce l’antico al moderno. Immagine: Tauralbus Gasometri, Vienna, 2019.

I progetti dei quattro gasometri e delle relative aree di pertinenza furono affidati rispettivamente agli architetti Jean Nouvel, Manfred Wehdorn, Wilhelm Holzbauer e allo studio Coop Himmelb(l)au. È nata così la città dei gasometri, chiamata G-Town, dove al posto di 2600 metri cubi di mattoni e 600 tonnellate di acciaio, sono stati realizzati 602 appartamenti (di cui 230 per studenti, altri “popolari”), un centro commerciale con 70 negozi, una sala per congressi e concerti con 4200 posti, l’Archivio Nazionale di Vienna con annessi i relativi servizi, un cinema multisala, un asilo e una fermata della metropolitana.

Una periferia sempre più centrale

In un’epoca di grande sviluppo urbano, le città gradualmente arrivano ad inglobare porzioni di  tessuto urbano “periferico”. Le aree industriali dismesse che un tempo si trovavano in periferia, si trovano ora vicino al nuclei storici, vicino ai centri cittadini, vicino a noi.
La sfida del prossimo futuro, sarà proprio di rinnovare queste aree dismesse conferendo loro nuove funzioni e nuova vita.

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