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Piscine e rivestimenti

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Ottimizzazione e innovazione: reinventare la zona lavanderia

La trasformazione degli ambienti domestici, soprattutto negli ultimi anni, porta con sé la necessità di ottimizzare anche il singolo centimetro senza rinunciare, però, alla funzionalità di ogni area della casa. Non fa certo eccezione, in questo senso, la zona lavanderia, che pur assumendo in sé notevole importanza corre il rischio di essere sacrificata, in termini di spazio, quando le metrature dell’abitazione sono contenute. In case compatte e in appartamenti moderni la gestione della zona lavanderia richiede dunque soluzioni ottimali, capaci di coniugare estetica e funzionalità: in questo articolo vedremo assieme diverse soluzioni per trasformare questo spazio in una vera e propria area operativa, sfruttando anche soluzioni verticali ed elementi modulari che si adattano alle diverse esigenze quotidiane.

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Giardini d’inverno: la natura che diventa architettura

Nel panorama dell’abitare contemporaneo, i giardini d’inverno si impongono come una delle soluzioni più ricercate e sensoriali, veri spazi ibridi che annullano i confini tra interno ed esterno trasformando la vegetazione in una componente architettonica viva e funzionale, capace di migliorare la qualità dell’ambiente domestico, ampliare la percezione dello spazio e riportare un frammento di natura nel cuore della casa.
Come accade per i tetti verdi, anche questi ambienti non sono elementi puramente estetici, ma ecosistemi integrati che contribuiscono a creare comfort climatico, benessere psicologico, regolazione dell’umidità, isolamento termoacustico e un aumento tangibile della biodiversità. Il giardino d’inverno si comporta come una veranda evoluta e intelligente: filtra il clima esterno, dilata visivamente gli ambienti abitativi e introduce piante vive anche in contesti urbani densamente costruiti, generando un rapporto più equilibrato tra architettura e natura. Nel contesto ticinese — caratterizzato da una forte densità edilizia ma anche da un ricco patrimonio paesaggistico — questi spazi diventano un’opportunità concreta per restituire qualità verde anche alle abitazioni compatte o oggetto di ristrutturazione, creando un collegamento continuo tra la casa e il paesaggio circostante.

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Impermeabilità, estetica, igiene, costi e durabilità.

di Marco Bernasconi - Ingegnere

Per molti un sogno, per altri una realtà, in certi casi una necessità; per tutti un investimento – o un costo – non trascurabile. Costi per la costruzione, costi per l’impiantistica più o meno sofisticata, costi per l’esercizio e la manutenzione, specialmente per le piscine poste all’esterno. Costi di risanamento periodico legati al degrado naturale. Costi ambientali – non solo economici – derivanti dalla produzione e costruzione e poi dalla grande quantità di energia per il riscaldamento e per il funzionamento delle pompe; senza tralasciare l’approvvigionamento d’acqua: bene sempre più prezioso (quando ci si ricorda della siccità). Semplificando, una piscina è composta da una vasca, dall’acqua in essa contenuta e dagli impianti e accessori per il funzionamento.

Il contesto 

Vi sono piscine e piscine: pubbliche o private, dalle SPA alle piscine terapeutiche, prefabbricate o costruite sul posto, con materiali e sistemi delle più svariate tipologie. Strutturalmente si tratta di bacini che contengono una massa d’acqua con caratteristiche specifiche: da quella calda a quella fredda, dalla disinfezione con cloro (la più diffusa pur se poco salutare) a quella con metalli pesanti, sempre meno attuale. Poi ci sono i trattamenti elettrochimici come le pile, l’elettrolisi e altri processi, con relativi vantaggi e svantaggi. Tutte le vasche soggiaciono alle leggi della natura, che ne determinano un degrado più o meno veloce, certamente più marcato di quello che agisce sulle strutture asciutte.

Determinante, oltre la massa d’acqua, è la struttura stessa (es. calcestruzzo armato) e l’ambiente in cui si trova: dal punto di vista fisico, una vasca interna è sollecitata essenzialmente dall’acqua che contiene, mentre un bacino esterno è confrontato con le intemperie, il calore vieppiù estremo e il gelo, l’acqua presente nel terreno adiacente, le azioni biologiche, ecc. 

Piscina terapeutica per disabili OTAF a Sorengo, con impermeabilizzazione in resina e piastrelle incollate: la qualità e l’affidabilità passano dai massimi standard esecutivi. Rivestimenti in grès porcellanato posati da Gehri Rivestimenti.

Ecco che si delineano fenomeni variegati, come la pressione idrostatica, l’assorbimento, lo scioglimento di leganti minerali (il cemento), la corrosione galvanica tra i metalli, l’osmosi e le relative conseguenze che non vanno ignorate, ma considerate già in fase di progetto.

 

Le caratteristiche 

La piscina deve essere impermeabile all’acqua, in modo da prevenire perdite, danni e inquinamenti, oltre i costi di rabbocco. Per ottenere questa caratteristica, sul mercato sono disponibili diverse soluzioni più o meno idonee ed efficaci. Dalla costruzione in calcestruzzo impermeabile – conosciuta come vasca bianca – alle impermeabilizzazioni applicate successivamente sulle superfici interne (talvolta anche quelle esterne) della struttura; dai materiali sintetici a quelli minerali, con o senza rivestimenti finali in piastrelle o pietre naturali. Tutte scelte spesso legate all’estetica o alla praticità della manutenzione, ma ancor più ai costi che ne derivano. Se da un lato una vasca in calcestruzzo impermeabile presenta molti rischi legati alla fessurazione, un rivestimento successivo può superare questo problema, a dipendenza delle sue peculiarità. Rivestimenti rigidi, flessibili, plastici o elastici, hanno proprietà ben diverse tra loro e vanno scelti in base alle esigenze tecniche oggettive. La configurazione estetica dovrebbe essere subordinata a questo principio, e non viceversa.

 

Qualche esempio pratico 

Una piscina interna che sovrasta spazi pregiati come abitazioni, autorimesse, ecc. ma anche locali tecnici o di secondaria importanza, non dovrebbe essere costituita o impermeabilizzata con sistemi rigidi, pena la perdita d’acqua alla prima fessura di ritiro o di assestamento. Non bisogna dimenticare che, anche dopo l’assestamento dell’intera costruzione, ad ogni ciclo di vuotatura e riempimento la piscina subisce oscillazioni, dilatazioni e contrazioni dovute alle variazioni di carico e di temperatura. Per cui, l’impermeabilità di una piscina interna va affidata a sistemi plastici o elastici, che siano in grado di assorbire i piccoli movimenti ciclici o permanenti sopra descritti.

Discorso diverso per una vasca esterna, magari immersa nel terreno: se nella pratica piccole perdite non costituiscono un problema impellente (che comunque va risolto, pena il degrado della struttura e il rischio di inquinamento), entrano in gioco altri fattori, come l’acqua o l’umidità presenti nel terreno, le infiltrazioni nella struttura, la corrosione di armature, le azioni del gelo. Un rivestimento sintetico presenta il rischio di subire questi effetti causando un deterioramento del materiale e una possibile perdita di impermeabilità. Un sistema rigido a base di cemento è meno sensibile a questi fenomeni, ma si lascia facilmente intaccare dall’acqua della vasca o da quella piovana, dando luogo a dilavamenti, efflorescenze saline, perdita di aderenza ecc.

È il caso per la colla delle piastrelle, che se non applicata correttamente (a letto pieno) permette una presenza d’acqua nei vuoti dietro il rivestimento e la conseguente pressione idrostatica nelle pareti, la quale, unita all’azione del gelo, farà inevitabilmente staccare lastre e piastrelle. Anche le moderne colle a base sintetica (cosiddette gel), pur non soggette a discioglimento del legante possono subire le conseguenze di una errata applicazione.

 

Il risultato estetico 

Veniamo dunque alle diverse tipologie di rivestimento – quello che si vede – disponibili sul mercato, partendo dalla “variante zero”:

• Nessun rivestimento, cioè piscine in calcestruzzo a vista: da evitare in quelle regioni dove l’acqua è aggressiva (non calcarea), cioè quasi tutto il Ticino, alcune zone insubriche e quelle alpine. In questi contesti l’acqua dolce aggredisce velocemente il cemento e in seconda battuta le armature in acciaio, specialmente ad opera del cloro. Vale anche per i rivestimenti in malta.

• Rivestimenti colorati in resine sintetiche: sottili e aderenti, impermeabili, economici e multicolori, proteggono il cemento ma sono poco resistenti ai processi elettrochimici; richiedono manutenzione periodica e un rinnovamento superficiale ogni 6-8 anni, 

Piscina presso Residenza Rivabella a Magliaso. Progetto Arch. L. Gezzaniga, rivestimenti in grès porcellanato posati da Gehri Rivestimenti e realizzazione piscina di Acquaplan.

secondo la tinta, le esigenze e le sollecitazioni.

• Teli sintetici (plastici) non aderenti: come tutte le materie artificiali subiscono gli effetti della luce e degli agenti atmosferici; spesso delicati per strutture pubbliche, permettono un degrado della retrostante struttura senza darlo a vedere. La sostituzione del telo è da prevedere ogni 10–15 anni secondo lo stato di invecchiamento.

• Rivestimenti plastici aderenti: una nuova tecnologia proveniente – guarda un po’ – dagli Stati Uniti, poco nota dalle nostre parti. Certamente non può sfuggire alle leggi della natura, per cui sono da attendersi azioni fisiche analoghe ai materiali sintetici citati sopra.

• Rivestimenti in acciaio inossidabile: al pari dei teli plastici, non aderenti alla struttura e con conseguenze analoghe per la sottostruttura. Contrariamente a quanto si pensa, l’acciaio inossidabile può corrodere senza mostrare indizi, salvo il contatto diretto con acciaio comune che lascia tracce di ruggine. Questi rivestimenti contribuiscono ad accentuare le azioni galvaniche in prossimità di altri metalli, come l’acciaio d’armatura del calcestruzzo. Il costo di queste soluzioni è molto elevato, come pure l’eventuale riparazione o sostituzione.

• Rivestimenti in piastrelle o pietra naturale: richiedono un’impermeabilizzazione preventiva in malta o resine sintetiche, e una posa esente da difetti, molto difficile da ottenere con grandi formati. Se ben posati sono i più durevoli e convenienti – benchè costosi – in termini di esercizio e manutenzione, secondo il materiale che si andrà a scegliere. Necessaria una manutenzione periodica, quantomeno delle fughe.

• Vasche prefabbricate: solitamente per piscine esterne, spesso fabbricate in resina poliestere rinforzata e talvolta anche in acciaio, costituiscono la soluzione pratica per evitare costose progettazioni e costruzioni. Strutturalmente richiedono un rinfianco in calcestruzzo (un guscio) da gettare in concomitanza con la posa. Manutenzione ridotta, il problema si presenterà al momento del risanamento, non sempre fattibile.

 

L’impiantistica

Come per ogni cosa vi sono soluzioni buone e meno buone, economiche o costose. Importante è affidarsi a tecnici qualificati e preparati in materia, preferibilmente ingegneri specializzati. L’improvvisazione può costare molto cara.

Chi più spende meno spende? Non proprio. Una soluzione costosa lo è anche se inappropriata o male eseguita, per cui il proverbio non è sempre applicabile. Semmai chi meglio sceglie, meno spende: la scelta del tipo di struttura deve passare primariamente da criteri tecnici e funzionali, non da quelli meramente estetici che dovrebbero esservi subordinati. Viste le implicazioni di natura tecnica, fisica ed economica, nel caso di una piscina le scelte devono essere ben ponderate. 

Piscina pubblica, vasca bambini. Rivestimento  colorato in resina, economico e pratico. Realizzazione bm engineering, Rivera.

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