La casa diventa un viaggio da fermi che parla di noi, se si mette a servizio di ciò che per noi ha valore: se ci permette di sentirci liberi, di sentirci capaci nonostante le mille limitazioni di un’età che avanza o di una salute che scricchiola, se ci permette di sentirci ancora protagonisti, e mette l’accento su ciò che ancora c’è e non su quello che ci manca. Perché ogni aspetto studiato ad hoc, parli intensamente di futuro e di speranza. La casa come mappa di ciò che siamo, che parli di quando ci siamo ritrovati o perduti, di quanto è denso il nostro vivere, il nostro esistere, come un viaggio nella bellezza dei sentimenti buoni e un riadattarsi ai nostri grandi dolori, casa è ricostruzione, ristrutturazione di noi attraverso dove decidiamo di rimanere È vertigine di gioia, è un affidarsi al destino sapendo di avere gli strumenti giusti, perché ha i “non confini” di quando siamo stati felici: la casa come inizio di capitolo che con i capelli d’argento, non finisce mai.
La casa da ultimo “insegna” quando è al servizio di un cuore antico, che si può essere una presenza silenziosa ma consistente: che uno spazio piccolo può sembrare sempre in disparte, ma c’è, granitico e presente, per tutti. Perché non c’è niente di più bello che passare del tempo in festa, con un tetto sopra la testa: si, quando una casa è veramente tale, contiene quel clima di famiglia e di accoglienza che si sogna da sempre. Non a caso gli occhi dei muri cui viviamo sono stati i primi a insegnarci che l’emozione non ha voce, ma può avere lacrime, ci hanno dato spazio dal mondo, insegnandoci che non ci dev’essere attaccamento alle cose, ma alle persone: che si deve lottare fino alla fine per rimettersi in piedi, per rimanere accanto a chi si ama. Perché amare significa esserci: e il resto non conta. E la casa ne è segnale e segno.
Casa è abbraccio, emozione, e quando è parte di un progetto che punta al benessere di chi ci abita, non muore mai. Perché prende forza da ogni momento, rendendolo fotogramma di meraviglia.
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