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Lo spazio che ci circonda può condizionare la nostra vita?

Altri articoli

Pavimentazione esterna

Chi più chi meno, ogni giorno ci muoviamo su pavimentazioni esterne di svariata natura: da quelle private a quelle stradali, piazzali, parcheggi, rampe, piste ciclabili, strade sterrate; ma anche zone pedonali, marciapiedi, viali e giardini, terrazze e balconi, ecc.
Fintanto che la pavimentazione non crea inconvenienti, l’utente medio non se ne occupa; ma appena c’è un buco, un giunto rumoroso, un chiusino traballante, una superficie sconnessa, ecco che le carenze qualitative e di manutenzione destano attenzione. A qualcuno sarà capitato di inciampare o di scivolare su camminamenti e marciapiedi, ma anche sulla terrazza, sulla veranda o sulle scale esterne: quando camminiamo senza prestare attenzione a dove mettiamo i piedi, la minima irregolarità è determinante. Per questo esistono norme e direttive sulle tolleranze di quota e planarità, come anche sulla scivolosità delle superfici.

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La città che rinasce

La rigenerazione urbana è uno dei temi più centrali del dibattito contemporaneo. Non si tratta solo di trasformare luoghi degradati, ma di ricostruire relazioni, restituire senso, creare spazi di comunità. L’architettura diventa così strumento di rinascita e responsabilità civile, capace di unire memoria e futuro.
Ci sono luoghi che sembrano sospesi nel tempo: fabbriche dismesse, piazze dimenticate, quartieri ai margini. Spazi che hanno perso voce e funzione, ma non potenzialità.
È proprio in questi contesti che l’architettura può esprimere la sua missione più profonda: restituire senso e vitalità. Rigenerare non è sinonimo di costruire, ma di ascoltare e reinterpretare. È un processo che intreccia memoria e futuro, tecnica e sensibilità, forma e relazione.

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Amburgo: aree verdi e parchi in continuita con il tessuto urbano. Ph. deltaZERO.

di Maria Mazza

Architetto

LO SPAZIO CHE CI CIRCONDA PUO’ CONDIZIONARE LA NOSTRA VITA?

Larchitettura e lurbanistica influenzano profondamente il nostro umore e comportamento. Progetti di riqualificazione come Superkilen a Copenhagen
e il Porto di Genova dimostrano 
come migliorino la qualità della vita e risolvano problemi sociali. Larchitettura e l’urbanistica esercitano su di noi una grande influenza, sia positiva che negativa, arricchiscono o impoveriscono profondamente la nostra esistenza, non risultano mai neutrali. 

Lo spazio in cui viviamo è in grado di condizionare il nostro stato d’animo e il nostro umore e di conseguenza i pensieri, il comportamento e il nostro modo di interagire con gli altri. L’insieme delle percezioni visive, auditive e olfattive hanno una forte influenza sulla nostra psiche. L’uso di colori sgargianti, la luce del sole, i paesaggi naturali e i suoni armoniosi hanno una influenza positiva sul nostro stato d’animo; al contrario colori cupi e mancanza di luce o di spazio, paesaggi degradati o fortemente antropizzati avranno una influenza negativa. 

Ma questo stesso processo funziona anche in senso inverso. Lo stato d’animo del progettista si riversa durante la fase di progettazione sul prodotto conferendogli delle differenti connotazioni a seconda della psiche e delle emozioni del progettista stesso. 

Come noi creiamo lo spazio, lo spazio in cui viviamo plasma la nostra mente. 

Gli interventi di riqualificazione e valorizzazione del territorio confermano spesso questi presupposti e dimostrano come l’intervento sullo spazio urbano
possa influenzare le nostre menti a tal punto da rivelarsi persino uno degli strumenti più validi per risolvere problematiche sociali.

 Den røde plads, la piazza rossa di Copenhagen. Ph. deltaZERO.

La televisione ha quindi imposto un cambiamento anche nell’arredamento: le poltrone, i tavolini da thè, le librerie e le credenze dovevano far spazio a un rettangolo nero che assorbiva gli sguardi e che imponeva di orientare in modo radicalmente diverso la disposizione di cose e persone nei salotti.

Poi avvenne ancora qualcosa: nei nostri salotti arrivò il telefono che assolveva le medesime relazioni che i diplomatici compiono nel tentativo di rendere pacifici i rapporti tra gli Stati.

Successivamente il telefono si è spostato nelle tasche o nelle borse di ciascuno degli abitanti del salotto. Ha cessato di essere un apparecchio capace di far circolare la voce a distanze inimmaginabili; è diventato un dispositivo che tele trasporta immagini e video. In breve, ha assorbito interamente i salotti nel suo corpo. È diventato un salotto portatile.

Un divano in cui si possono sedere amici e amiche, colleghe e colleghi e intrattenersi con noi come se avessero bussato alla porta di casa. Possiamo parlarci e non solo osservare e ascoltare, ma soprattutto possiamo farlo ovunque e a qualsiasi ora della giornata o della notte.

Nonostante tutti questi cambiamenti i nostri salotti, soggiorni e living non possono prescindere da alcuni elementi che li rendono tali.

Il divano è il vero protagonista: grandi sistemi o sedute compatte? La discussione su quale sia la soluzione più di tendenza è sempre accesa.

Innegabile è il fascino delle composizioni di imbottiti di ampio respiro, in grado da sole di connotare un ambiente, ma dall’altra parte si pongono divani che sintetizzano in dimensioni ridotte il massimo della comodità; secondo le tendenze del momento possiamo confermare che le sedute compatte hanno la meglio almeno per ora.

Il Porto di Genova, oggetto del progetto di riqualificazione degli anni ’80 a cura di Renzo Piano.

COPENHAGEN

Copenhagen per esempio il quartiere Nørrebro diversi anni fa era spesso teatro di scontri violenti tra le varie etnie che lo abitavano. Nel 2008, il Consiglio Comunale della città unitamente a un’associazione di imprese immobiliari ha avviato un’operazione di riqualifica dell’area senza scopo di lucro, riuscendo a raccogliere una somma di quasi otto milioni di euro e a trasformare l’area degradata in un parco urbano chiamato Superkilen (Grande Cuneo).  Molto importante è stato il lavoro multidisciplinare e congiunto del pool di architetti, paesaggisti e artisti coinvolti nel progetto.

Al posto di un quartiere degradato ora c’é una grande piazza rossa con caffè, musica e zone per lo sport e piazze con fontane, panchine, giochi per bambini e attrezzatura per il picnic. Laddove c’era il degrado urbano e disordine sociale, ora c’è un parco dove le varie etnie del quartiere convivono pacificamente, a dimostrazione del fatto che l’ambiente condiziona fortemente il nostro agire.

IL PORTO DI GENOVA

La riqualifica del Porto di Genova, progettato da Renzo Piano e avviato verso la fine degli anni ’80 è un altro esempio di come agire sullo spazio urbano possa contribuire notevolmente a migliorare anche problematiche sociali. L’intervento nasce dalla volontà di commemorare il 500° anniversario della scoperta dell’America. Un tema importante del progetto “Via del Mare”, era quello di ricollegare la città e il mare separati dalla sopraelevata e diverse altre infrastrutture. Gli edifici presenti sull’area, come per esempio i magazzini del cotone, vengono ristrutturati e adibiti ad auditorium, biblioteca ed altre funzioni. Le nuove costruzioni, l’Acquario e il Bigo, diventano gli elementi fortemente caratterizzanti dell’area, come vere e proprie installazioni che rimandano alle navi (Acquario) e alle vele (Bigo) rievocando le atmosfere dell’antico porto di Genova.

Il progetto, che mirava a restituire al porto l’immagine del suo passato glorioso, in realtà ha generato altri importanti cambiamenti positivi: nonostante il tessuto sociale del quartiere non sia cambiato, la qualità della vita diurna e notturna é drasticamente migliorata. Da zona pericolosa e malfamata quale era, oggi è una grande area destinata allo svago ricollegata alle vie storiche della città, divenute vivacemente caratteristiche e percorribili di giorno e di sera da abitanti del luogo e turisti.

SAN GALLO

Temi importanti nell’ambito della riqualifica del territorio urbano sono il gioco e l’arte. Un esempio significativo in tal senso é la Roter Platz a San Gallo, un progetto nato dalla collaborazione tra pubblico e privato: un’intera area urbana è stata riqualificata con il contributo per ben 2/3 delle spese da parte di un istituto di credito privato e progettata sulla base di un colore, il rosso e di un tema, il gioco, l’aspetto ludico delle azioni quotidiane. Da quando è stata realizzata, l’area incanta e cattura gli avventori di tutte le età e fasce sociali. Le installazioni sono irresistibili per i bambini, la segnaletica è friendly, il tappeto rosso continuo e le opere d’arte “sospese” nel cielo sono evocativi. La mente viene condotta lontano per concedersi un momento di svago e di pace.

In un mondo che sta diventando ( fortunatamente!) “tutto green” non  possiamo trascurare il verde. Spesso i parchi e i giardini pubblici sono in un certo senso distaccati dalla città in quanto chiusi da barriere come reti, recinti, ringhiere, muri e cancelli. Sembrano quasi segregati dalla restante area urbana. E così in realtà sono vissuti, magari inconsciamente dai cittadini. Si gioca, si legge, si passeggia e si chiacchiera, il tutto dentro un recinto, uno spazio che pur grande, è chiuso, ha i suoi orari e i suoi vincoli. Eppure, e forse questo è stato maggiormente compreso nel nord Europa, anche queste aree, così come le isole pedonali, potrebbero essere concepite in continuità con il resto del tessuto urbano; cosicché, percorrendo la città a qualsiasi ora, a piedi o magari in bicicletta, il nostro incedere non trovi mai barriere, ma al contrario riveli sempre nuove prospettive cittadine, giardini, parchi o piazze, dandoci una sensazione di libertà che mai avremmo potuto immaginare. 

© Riproduzione riservata


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